domenica 13 aprile 2014

NON c'è PACE SENZA GIUSTIZIA. NO al Dialogo con Maduro.


Il primo incontro del "Dialogo di Pace", tenuto il passato 11/04/2014, voluto dall’UNASUR, con la partecipazione del Nuncio apostolico -Aldo Giordano- come rappresentante del vaticano e promosso da tutta la comunità internazionale, quello in cui alcuni ingenui avevano messo delle speranze di miglioramento della situazione del paese, non è risultato altro che un fallace spettacolo televisivo di mezzetinte, una deplorevole dichiarazione di conformismo e rassegnazione da parte della MUD (Tavolo dell’Unità Democratica), organizzazione che fino un anno fa conservava ancora una posizione rispettabile nel rappresentare la coalizione dell’opposizione, fino al giorno in cui il leader ed ex candidato alla presidenza della repubblica, Henrique Capriles Radonky, dopo le elezioni del 14/04/2013 decise di mollare le migliaia di denuncie provate della frode elettorale e il sollecito di una verifica a mestiere dell’intero processo elettorale per confermare la validità di un Consiglio Nazionale Elettorale parzializzato e corrotto come istituzione e di accettare i risultati pubblicati come veritieri, pensando così di poter risparmiare un po’ di sangue dalle strade e dalla propria coscienza.

la stretta di mano tra Maduro e Capriles per assicurare lo scatto
che doveva girare il mondo in segno di un'accordo
Forse Capriles non è un venduto come tanti pensano, a me sembra piuttosto uno che sogna con un dialogo democratico, volendo coprire il sole con un dito, perche in Venezuela di democrazia nel governo è rimasta soltanto quella apparenza forzata che cercano disperatamente di mantenere con questi spettacoli dove Maduro e i suoi camaradas si giocano ogni giorno la complicità che fino ad oggi li hanno brindato generosamente i presidenti delle nazioni vicine in cambio soltanto di costosi regali, finanziamento di campagne politiche e di petrolio e più petrolio a prezzo di “amicizia” e con comodissime forme di pago …mentre nel retroscena, ovvero le strade e piazze venezuelane avviene la dinamica che non può essere coperta dai telegiornali nazionali, che sono tutti censurati, quella che noi venezuelani stiamo cercando di far arrivare ad ogni angolo del pianeta grazie alle reti sociali, dove i veri protagonisti sono in tanti: studenti, società civile, famiglie e anche uomini e donne della politica che hanno scelto di scendere e lottare pacificamente contro un governo totalitario e dittatoriale, per difendere i propri valori e ideali, con il desiderio di riscattare al proprio paese dal sequestro cubano, rischiando così la propria libertà e la vita.


In un dialogo coerente e sensato doveva essere trattato l’argomento delle torture, documentato con il sostegno del Foro Penale Venezuelano e di Amnesty International.

  
Amnesty Internacional Rapporto sul Venezuela /01/04/2014

Dovevano essere portati a Miraflores i casi di repressione e omicidi, come quello dei assassini di Basil Da Costa, pienamente identificati in video lo stesso 12 aprile, data della morte del ragazzo; o il crudele caso di Geraldine Moreno, assassinata, sparata direttamente in faccia; si sono dimenticati di José Mendez, investito da un fuoristrada di PDVSA, essendo il suo assassino identificato e libero; e della funzionaria della Guardia Nazionale Bolivariana, anche lei libera dopo di essere identificata con i video che provano le brutali aggressioni compite con un casco contro Marvinia Jimenez; nessuno ha parlato del violentamento con un fusile a Juan Carrasco o del caso forse più crudele di tutti, la giornalista incinta, Adriana Urquiola, tra altri casi con colpevoli riconosciuti e confessi.

Si sono dimenticati dell’oppressione del regime cubano, dei fratelli Castro, nessuno ha pronunciato parola sull’Avana, i militari o la sovranità.

 Le dichiarazioni di Machado, Ledezma ed Smolanky riguardo al "Dialogo di Pace"
Altri argomenti tralasciati sono stati gli attacchi dei collettivi armati al quartiere Los Ruices, o alle finestre e palazzi del 23 de Enero, La Isabellica in Valencia, Caricuao o Petare, Palaima o La Paragua a Maracaibo, i delitti di lesa umanità, la repressione, la tirannia e il narcostato… come mai se sono proprio questi i motivi che continuano a fare da combustibile per le proteste?

Questi scarsissimi rappresentanti dell’opposizione scelti a dito e convenienza per partecipare in questa farsa si sono ressi partecipi per negoziare semplicemente un'infida stabilità, e qualche carico tra il Consiglio Nazionale Elettorale e il Tribunale Supremo di Giustizia, il tutto in cambio di lavare la faccia al Governo davanti agli occhi della comunità internazionale che cominciava ad annunciare provvedimenti seri, quelli che si prendono di solito contro le dittature crudeli e repressive, quelle che calpestano i diritti umani come la dittatura di Maduro. Nel frattempo però, i venezuelani non possono aspettare, non possono affidare il proprio destino ai dialoghi tra questi rappresentanti che poco ci rappresentano.
Si cerca urgentemente... "l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità... Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!" 
Inmanuele Kant

La lotta è per le strade, chi si stanca perde!


Redazione: @srl2

mercoledì 9 aprile 2014

IO PARLO ALL'UOMO...

Egregio Sindaco di Napoli
Sig. De Magistris Luigi,
Spett. Università degli studi "Suor Orsola Benincasa"
Facoltà di Scienze della Formazione,
Biblioteca Nazionale di Napoli,
Palazzo delle Arti di Napoli,
Scuola di cinema e fotografia "Pigrecoemme",



Salve a tutti,

Sono una cittadina italo venezuelana e risiedo in Napoli da molti anni ormai. Ho deciso di scrivervi queste poche righe per arrivare all'uomo che si cela dietro all'istituzione, dietro alla singola struttura... Possano le mie parole raggiungere ciascuno di voi che, giorno dopo giorno, avete l'arduo compito di educare, ispirare, indirizzare, guidare.
Ho letto delle diverse iniziative organizzate dal Consolato Venezuelano e da un piccolo gruppo di suoi proseliti nella splendida città partenopea: sia l'incontro di qualche giorno fa nelle sale della Biblioteca Nazionale di Napoli tra il console Abreu e alcune personalità del giornalismo e della cultura napoletana(NOI venezuelani residenti nel sud d'Italia, ancora una volta siamo stati ignorati e non siamo stati invitati a partecipare), incontro che si è concluso con la firma del "Memorandum di Solidarietà per la Pace"
http://albainformazione.wordpress.com/2014/04/06/napoli-primo-tavolo/
e sia il concorso fotografico a premi che ha per tema principale "L'indipendenza" e che prevede, per i 20 finalisti, l'esposizione delle loro foto nelle sale del PAN  il giorno 5 Luglio... giorno in cui si festeggia in Venezuela, la festa dell'Indipendenza dall'oppressione spagnola.
....che ironia!
Siete a conoscenza dell'attuale situazione in cui versa il Venezuela? Credo proprio di no. Perché chiunque creda nella libertà e sostenga l'uguaglianza, la giustizia, l'indipendenza, la solidarietà, la democrazia non può rendersi complice di una simile farsa o essere così indifferente alla sofferenza altrui.
Oggi, in Venezuela, si vive un momento difficile, un momento in cui i criminali vengono premiati e protetti e risiedono al Potere mentre Venezuelani che desiderano un cambio pacifico, democratico vengono uccisi, torturati e arrestati.
Dal mese di febbraio gli eventi sono precipitati  in modo catastrofico e senza ritorno.
Ciò che doveva essere un dissenso pacifico nei confronti di uno Stato negligente e incapace di garantire una vita dignitosa e sicura ai propri cittadini e che, nel corso di questi ultimi 15 anni,  ha gettato un Paese ricco di risorse nella povertà assoluta, si è trasformato in un massacro.
Sono 39 i morti, più di 500 i feriti, 2.157 gli arresti tra i manifestanti ed istituzioni politiche(ricordiamo solo di recente sono stati incriminati ed arrestati i Sindaci Scarano, Lucchese e  Ceballos, Leopoldo Lopez è da 50 gg in prigione, Maria Corina Machado è stata minacciata e incriminata).

Il governo venezuelano continua a proporsi come un governo democratico e vicino al suo popolo, continua ad inneggiare “ Socialismo o Muerte”.  Ma oggi in Venezuela, va in scena “Socialismo y Muerte" e vi assicuro che il sangue che scorre per le strade del paese latinoamericano ha poco attinenza con la cospirazione che vedono in Washington la sintesi di tutti i mali del mondo(così come ci vogliono far credere) e che il sistema al governo è tutt'altro che socialista.

Io credo che in un paese democratico non può essere tollerato né deve essere concesso la repressione della manifestazione, la criminalizzazione dell’opposizione, il divieto alla libertà di espressione, la censura dell’informazione. Un governo democratico ascolta la voce del suo popolo, che è-in Venezuela secondo la Costituzione- democratico, partecipativo, multietnico e multiculturale. Lo Stato democratico non zittisce con brutalità e vigliaccheria.
Io denuncio la violazione dei diritti fondamentali dell'Uomo in Venezuela. I miei fratelli sono vittime di una dittatura, di un sistema corrotto, fallito e criminale.
Invito tutti voi ad informarvi e ha ritirare il vs appoggio e sostegno ad una tirannia che mente e beffeggia i valori democratici.
Non restate fermi a guardare...
Le nostre ideologie politiche non devono accecarci, la violenza e la repressione non possono essere giustificate perché si crede o si vuol credere in un pensiero politico...
Vogliamo un paese libero e democratico...
Il Venezuela è strangolato dalla criminalità, dalla povertà, dalla TIRANNIA...
Confido nel vs buon senso e nella vs solidarietà..
Saluti.
Ne di destra ne di sinistra, solo venezuelana
Una Caraqueña a Napoli.





martedì 8 aprile 2014

Non ho paura, anche quella ci hanno tolto. (Carta di Leopoldo Lopez da Ramo Verde, carcere militare)

Leopoldo Lopez nel Carcere Ramo Verde
Leopoldo Santiago, mio figlio di un anno d’età, ha mosso i suoi primi passi nel carcere militare di Ramo Verde; il contesto ha fatto sì che, quello che comunemente sarebbe stato uno dei momenti più felici per un padre, sia stato, al contrario, per me uno dei più duri; un momento per riflettere, per interrogarmi e alla fine… per confermare la correttezza del cammino che ho intrapreso, il percorso della lotta per il futuro dei miei figli, dell’infanzia e della gioventù venezuelana, di un popolo soffocato ed umiliato che merita libertà, che merita pace, che merita giustizia e l’opportunità di progredire.

Quando presi la decisione di fare fronte alle false accuse contro di me, sapevo perfettamente quello che mi aspettava; ero conscio che sarei stato un’altra vittima di una giustizia ingiusta, di un processo infame, come lo sono stati arresti politici che ha svolto questo regime; che avrei dovuto lasciare la mia famiglia, confidando che la sua forza e l’amore per il nostro paese l’avrebbe mantenuta in piedi; sapevo che avrei trascorso in isolamento e solitudine, un tempo soltanto definito dal desiderio di cambiamento del popolo venezuelano… Io ho deciso così e non mi pento.

 
18/02/2014. Arrivo a P.zza Martì e discorso di Leopoldo Lopez prima dell'arresto

Ho molto chiaro che la mia presenza a Ramo Verde non è conseguenza di quanto successo il 12 febbraio, ma bensì il risultato di una lunga persecuzione da parte della mancanza di ragione, di un regime intollerante, repressivo e corrotto.
Da gennaio 2013, il presidente Maduro iniziò a minacciarmi dicendo che mi avrebbe sbattuto in prigione e fu molto ripetitivo sul tema durante tutto l’anno.
E’ altrettanto importante ricordare che il Governo del presidente Chávez mi inabilitò a partecipare nelle elezioni del 2008 per l’Alcaldia Maggiore (n.d.t. equivalente ai nostri comuni), con un 70% di approvazione: e nel 2012 la Corte Interamericana dei Diritti Umani, sentenziò a mio favore.
La mia permanenza qui e quanto successo nella procura non sono altro che il chiaro riflesso che eravamo nel giusto, che era necessaria quella scintilla che avrebbe acceso nei venezuelani quel desiderio così latente di riuscire ad avere un cambiamento sociale e politico, che la mia prigionia stia contribuendo in qualche misura al risveglio dei venezuelani, vale la pena… che, finalmente, il mondo inizi a prestare attenzione a quanto succede in Venezuela, che i nostri fratelli più in là delle frontiere si sommino a questa chiamata… vale la pena.
Che un domani ognuno di noi possa vedere i propri figli a testa alta, orgogliosi di aver lottato per offrire loro libertà e progresso, vale la pena… Che insieme, i venezuelani, riescano a lasciare indietro una storia di divisione, violenza e corruzione.
Se otterremo tutto ciò ne sarà valsa la pena.
Dopo oltre 30 giorni di isolamento, allontanato dalla popolazione del carcere, la mia mente e il mio spirito si mantengono forti.
Mi è rimasta impressa la frase di uno striscione che ho letto il 12 febbraio (inizio delle proteste):
“Ci hanno tolto tanto, ci hanno tolto persino la paura…” .

Leopoldo Lopez, criminalizzato e arrestato dalla dittatura venezuela
Nonostante l’incertezza che rappresenta il fatto di sentirsi nelle mani di aguzzini che tengono prigioniero tutto il popolo venezuelano, che hanno espropriato il futuro dei giovani e calpestato il loro presente, io non ho paura… ho come compagna la mia innocenza e la certezza di avere fatto la cosa giusta.
Da questa cella, mi fa più male che mai quello che la mia famiglia e tutte le famiglie venezuelane stanno patendo; mi fanno male tutti i compatrioti -senza esclusione- che hanno perso la vita; mi fa male il sequestro della nostra libertà…
 Però, oggi più che mai, riconosco la forza di mia moglie, dei miei genitori e le mie sorelle che hanno continuato con la lotta, che non allentano questo compito di continuare a chiamare al risveglio e all’unità; riconosco e ammiro il coraggio di quei genitori che chiedono che la morte dei loro figli non sia invano; ringrazio le manifestazioni d’affetto e solidarietà che sono giunte a me fino a qui e accompagnano i miei giorni; ma soprattutto, sono orgoglioso dei miei compagni di lotta, del coraggioso popolo venezuelano che si impegna tutti i giorni con la patria e non riposa nel suo affanno di riuscire ad avere un cambiamento.
L’ho già detto, uscire da questa crisi dove mantiene sommerso il Venezuela nella penombra dipende da tutti; da ciascuno dal luogo dove ci troviamo, dimostriamo che siamo disposti a lottare; a farci sentire e a far sapere in quanti siamo quelli che desideriamo un cambiamento; contagiando del nostro coraggio e solidarietà a tutti quelli che si trovano scontenti con quello che stanno vivendo.
Dobbiamo dimostrare che non siamo più disposti a continuare sotto un modello fallito e corrotto; nemmeno a credere in un falso tentativo per ristabilire la pace a suon di pallottole.
La carestia, l’inflazione, la crisi ospedaliera, l’insicurezza, la mancanza di libertà e rispetto ai diritti umani limitando la libertà d’espressione, ci danneggia a tutti in egual modo… La nostra lotta è la lotta di tutti i venezuelani; una lotta perchè i genitori possano vedere i propri figli muovere i loro primi passi in un Venezuela libera, sicura e in pace.

Sono trascorsi ormai 15 anni, non possiamo aspettare di più, il Venezuela ha bisogno di un cambiamento.


Forza e Fede.
Leopodo Lopez

Leopoldo López, leader di Voluntad Popular, scrive una lettera a Nicolás Maduro dal carcere di Ramo Verde. Leggi qui:
vivereperraccontarla.com



lunedì 31 marzo 2014

S.O.S VENEZUELA.


siamo dalla parte giusta della storia

Per affrontare il discorso sulla violazione dei Diritti Umani in Venezuela, bisogna necessariamente far un tuffo nel passato. Tutto ebbe inizio con Hugo Rafael Chávez Frías, la sua presidenza, soprattutto dal 2° mandato, è stata caratterizzata, da un allarmante concentrazione di potere ed indifferenza assoluta nei confronti dei Diritti Umani.

E’ allora che Chávez e i suoi accoliti hanno preso il pieno controllo del Tribunale Supremo di Giustizia e hanno intimidito, censurato e perseguito “legalmente” venezuelani che criticavano il Presidente o si opponevano alla sua agenda politica.

Ricordiamo brevemente alcuni episodi che dimostrano gli abusi di potere del comandante Chávez:

  • Iván Simonovis, coordinatore e supervisore delle politiche di sicurezza pubblica della città di Caracas, rinchiuso in carcere da ben 9 anni e 130 gg in condizioni deplorevoli. E’ stato sottoposto a un processo senza senso e completamente privo di sostanza per la morte di 2 delle 19 persone decedute l’11 Aprile del 2002(data in cui ci fu il breve golpe contro Chávez). Quindi, condannato a 30 anni di carcere, mentre i 67 individui, simpatizzanti del governo, identificati come coloro che sparavano sui manifestanti oppositori disarmati, sono stati assolti e perdonati dal Presidente della Repubblica, mediante una Legge di Amnistia dettata dall’Assemblea Nazionale su richiesta dello stesso, nel dicembre del 2007.
  • Maria Lourdes Afiuni, giudice venezuelana che nel compiere il suo lavoro e aver concesso la libertà condizionale all’imprenditore Eligio Cedeño(nel pieno rispetto della legge), è stata condannata dallo stesso Chávez, in diretta TV(comportamenti ripetuti dallo stesso Maduro e Cabello oggi) a 30 anni di prigione per corruzione e abuso di autorità. Ora la Afiuni, dopo una lunga battaglia, è in libertà condizionale dal 2013.
  • Ley Resorte (Ley de Responsabilidad Social en Radio y Televisiòn) del 2003 ha limitato la libertà di espressione e la libertà di stampa in Venezuela e, inoltre, ha concesso di poter chiudere (non riconoscendo il rinnovo delle concessioni) lo storico canale RCTV, accusato di aver appoggiato il breve golpe del 2002.
  • La lista Tascón, nel 2004 l’opposizione venezuelana ha raccolto circa 3 milioni di firme e, secondo l’art. 82 della Costituzione e l’art. 181 della Legge Organica del Suffragio (per inciso articoli introdotti dallo stesso Chávez nel 1999),  ha richiesto un referendum revocatorio. Chávez è stato riconfermato. I venezuelani in disaccordo con la sua politica, nonostante avessero preso un’iniziativa legale, pacifica e democratica, furono da allora vittime di una vera e propria discriminazione politica. Chiunque avesse firmato per convocare il referendum finì sulla Lista, Tascón appunto, da Luis Tascón deputato e capo di campagna elettorale del Defunto. Per molti fu difficile trovare lavoro, altri vennero licenziati, trasferiti, altri subirono ritorsioni.
Quanto, oggi, accade in Venezuela è solo l’eredità che Chávez ci ha lasciato. Ormai, non si sente più parlare di Simón Bolívar, ne inneggiare alla sovranità del popolo. Oggi ciò che rimane del Comandante è l’incapacità e l’ignoranza di Nicolas Maduro e l’avarizia, il delirio di onnipotenza, l’avidità di Diosdado Cabello, entrambi marionette degli spietati fratelli Castro.

Ma chi abusa del potere e dei propri privilegi non può nascondere facilmente tali abusi, infatti le persone registrano con i propri telefoni cellulari e condividono in rete filmati, fotografie in tempo reale.



Sarà una deformazione all’italiana catalogare la Politica Internazionale in base al dibattito politico nazionale. Perché non si può spiegare il silenzio di un Vendola, che fino a pochi mesi fa esaltava la “Rivoluzione Democratica Bolivariana”, così come non si può giustificare il giornalista Fabio Marcelli che dal blog del Fatto Quotidiano continua a perpetuare un sistema fallito, corrotto, assassino, addossando la colpa alla destra fascista, al soldo dell’imperialismo yankee, ricca e borghese… vergognoso!

Le milizie volontarie, a suo tempo armate da Chávez per spaventare i dissidenti e proteggere la rivoluzione, e che ora vengono chiamate “Los Colectivos por la Paz” da Maduro, insieme al Sebin (Servizio di Intelligenza Bolivariano), la Guardia Nazionale, la Guardia del Pueblo e militari cubani, minacciano, torturano, arrestano e uccidono.

E’ iniziato tutto quando studenti dell’Università di Los Andes nella regione del Táchira, il 4 Febbraio scorso, scesero a manifestare per denunciare il tentato stupro di una studentessa all’interno del campus e quindi denunciare l’alto tasso di criminalità e di insicurezza che affligge il paese.

Ma dal 12 Febbraio gli eventi sono precipitati in modo catastrofico e senza ritorno. Sono 41 i morti, 559 i feriti, migliaia gli arresti tra i manifestanti ed istituzioni politiche (ricordiamo solo di recente sono stati incriminati ed arrestati i Sindaci Scarano, e  Ceballos, Salvatore Lucchese - capo della locale polizia, Leopoldo Lopez - leader del partito Volontà Popolare nonché promotore della pressa di strada sa parte dell'opposizione è da 111 gg in prigione, la deputata parlamentare Maria Corina Machado è stata destituita minacciata e incriminata).

Il popolo continua e continuerà a manifestare come può: fermando il traffico con le proprie auto, in fila davanti al supermercato, alzando barricate per difendersi. Il popolo si appella all’art. 350 della costituzione:

Il popolo del Venezuela, fedele alla sua tradizione repubblicana, alla sua lotta per l'indipendenza, la pace e la libertà, rifiuta qualunque regime, legislazione o autorità che sia contraria ai valori, principi e garanzie democratiche o diminuisca i diritti umani.

Ancora una volta, il popolo agisce legalmente, pacificamente e democraticamente.


Ci uniamo a gran voce alla denuncia dei nostri fratelli. Con le parole denunciamo l’indifferenza della politica e della stampa italiana. L’indifferenza è complicità.

Con le immagini, certi che siano esaustive e complete, denunciamo l’oppressione brutale e vigliacca di Maduro e la sua masnada…


Amnesty International, da sempre, ha denunciato gli abusi di potere del governo venezuelano.

E’ necessario alzare la voce e denunciare, diffondere, sensibilizzare….Non restiamo fermi a guardare il massacro, per poi cercare redenzione.

Il popolo è disarmato e si confronta con i fasci di combattimento di Maduro. Iniziano a mancare, soprattutto in regioni come Merida e Tachira, i beni di prima necessità: cibo, medicinali.

Si denuncia: No alla dittatura.

Si richiede: un paese libero e democratico.
https://www.youtube.com/watch?v=TD1Qy5BosmQ

mercoledì 26 marzo 2014

L'indifferenza è complicità

Non è un segreto per nessuno che, da quando Leopoldo Lopez è stato rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde (dal 18 Febbraio scorso), Maria Corina Machado è diventata il principale leader morale delle proteste -pacifiche e non violente- che si susseguono in Venezuela.
Alla vigilia del suo intervento all'OEA, Maria Corina è stata accusata, arbitrariamente dal Presidente dell'Assemblea Nazionale, Diosdado Cabello, di omicidio, di istigazione a delinquere, di alto tradimento alla Patria e terrorismo e, parlamentari del PSUV, hanno richiesto la revoca dell'immunità parlamentare della deputata.

Ad ogni modo, la Machado e altri rappresentanti delle proteste civili: Ivan Freites, il leader dell'Unione, Carlos Vargas, portavoce del movimento studentesco, e Rosa Orozco, madre di Geraldine Moreno (giovane deceduta durante manifestazioni in Valencia) si sono presentati davanti alla Commissione dell'OEA.

La delegazione nicaraguese ha richiesto di celebrare la sessione a porte chiuse e con  22 voti a favore(tra i quali Grenada, Salvador, Haití, Nicaragua, Paraguay, San Vicente Granadinas, Surinam, Uruguay, Trinidad y Tobago, Argentina, Bolivia, Brasil y Uruguay), 11 contrari (Canadá, Chile, Colombia, Costa Rica, EE UU, Guatemala, México, Honduras, Panamá, Paraguay y Perú) e un astenuto (Barbados), la Commissione, alla fine, si è espressa a vantaggio di una riunione privata.
 
Informe di gestione annuale - Petróleos de Venezuela 2012. Gli accordi soppraindicati fanno un promedio de 284 mil barriles diarios de crudo y productos derivados, esportati sinora ai paesi di Petrocaribe con un tasso annuo di 2% e con pagamenti a scadenza in 15 anni.

"Per inciso, perché celare la voce di un popolo che urla disperato, tanto disperato da considerare la propria vita  sacrificio necessario per il futuro?
o, se vogliamo dare adito ai vaneggiamenti di un sistema fallito, corrotto, disorganizzato, perché silenziare il 50 % dei venezuelani "oppositori", elettori?
l'OEA ha dato dimostrazione di quanto sia forte il potere del Petrolio venezuelano, negando uno dei cardini della democrazia: il pluralismo."



Maria Corina Machado assiste, comunque, alla riunione grazie al gesto dell'ambasciatore del Panama, Arturo Vallarino,  il quale si è reso disponibile a cederle la parola qualora fosse stato necessario.
Tra l'ordine del giorno, il 1° punto a trattare sarebbe stata la crisi in Venezuela.
La deputata venezuelana sarebbe intervenuta mostrando materiale audio visivo in cui si denuncia la brutale repressione della Guardia Nazionale Bolivariana, ma l'argomento è stato, prontamente, eliminato dall'agenda. Neanche alla fine della riunione, quando si buttano sul tavolo le cosiddette "Altre Questioni", la deputata venezuelana ha avuto l'opportunità di esprimersi e raccontare...
"La deputata ha ben altri fori nei quali può parlare, questa signora non rispetta i principi su cui si fonda l'OEA, si è resa complice di molti atti di violenza" (Roy Chaderton - ambasciatore venezuelano presso l'OEA)
Maria Corina non è riuscita a rivolgersi direttamente alle varie delegazioni dell'Organizzazione ma, in ogni modo, ha richiesto che si invochi la Carta Democratica e che si liberino i prigionieri politici. Si dice, altresì, soddisfatta perché, grazie alla visibilità avuta quel venerdì,  il mondo intero si è reso conto che esiste un'altra realtà in Venezuela.


Non si può, ancora, sostenere l'idea che il governo di Maduro sia un governo democratico. Il presidente venezuelano non ha mai dato tregua alle battaglie campali, ad armi impari, che si svolgono-di giorno e di notte-nelle diverse città del paese latinoamericano. Anzi continua la vigliacca rappresaglia contro la popolazione civile calpestando tutti i diritti fondamentali dell'uomo.

Con Maria Corina Machado si accresce il numero di politici e civili incriminati e, cosa peggiore, privati della loro libertà.

Il numero dei morti si moltiplica, ma più studenti e manifestanti cadono sotto le armi di Maduro, tanto più prende forza la coscienza di un popolo.
Il popolo venezuelano persiste, resiste. 

Giorno dopo giorno, in ogni angolo del paese, si scende per strada a denunciare il degrado della Sanità, la mancanza di cibo e medicinali, l'inflazione e la svalutazione della moneta, senza tralasciare la censura, la privazione delle Libertà...

 
Estamos del lado correcto de la historia